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La Spia Che Rideva Troppo: Una Commedia Esplosiva Con Un Protagonista Inarrestabile



(WMV Version - Screen size 720x576) Una spia à stata catturata e legata ad un lettino... Entra l'interrogatrice che deve farle confessare la password per accedere al computer sul quale à custodita una formula segreta... La spia nega tutto e finge di non sapere nulla, ma l'interrogatrice sa il fatto suo e conosce un metodo infallibile per far confessare le persone già utilizzato con successo: il solletico! Comincia a solleticarla in ogni parte del corpo e si rende subito conto che la poveretta à molto sensibile al solletico, quindi à sicura che non potrà resistere molto a questa tortura... La spia cerca di convincerla a farla smettere, dicendo che c'à stato un errore di persona ma poi, esausta, confessa la password... L'interrogatrice riesce ad entrare sul computer, ma sfortunatamente per la prigioniera il file à criptato, cosà ora deve farle confessare un'altra password... il metodo, ovviamente, à sempre lo stesso. Sapendo quanto soffre il solletico, quanto credete riuscirà a resistere? TUTTA LA STORIA E' FILMATA E I DIALOGHI SONO IN ITALIANO!!! BUONA VISIONE!




La Spia Che Rideva Troppo



Questo distacco espone le leader al cosiddetto double-bind (doppio legame): le leader forti sono penalizzate perché non si comportano "come donne" e coloro che invece hanno tendenze opposte, e cercano di mostrare tratti più tipicamente femminili vengono penalizzate perché considerate deboli. Clinton è probabilmente l'esempio più conosciuto di questo fenomeno. È stata criticata per essere troppo sfrontata, ma anche perché rideva troppo.


Provavo intanto vivissima compiacenza di quellesensazioni notturne. Passare, d'un tratto, dalla monotonavita di provincia a una bizzarra avventura,che aveva la doppia attrattiva del pericolo e dell'ignoto,per uno che languiva nella noia era ancheun po' troppo. Sentivo ridestato in fondo al cuore[10]qualcosa rimasto lì da lungo tempo a dormire; respiravopiù liberamente; riconoscevo con sodisfazioneche non ero già vecchio a trentasei anni.


Mi porse la mano domandandomi scusa di essersifatta aspettare; poi diede una rapida occhiata al marebrulicante di scintillii sotto la vampa del sole giàalto, un'altra occhiata alla campagna che scendevaa sinistra, verde di messi quasi fino alla spiaggia,e alzando le sopracciglia e aprendo gli occhi con vivaespressione di piacere, esclamò:


Jela, appoggiata al muro rustico di un pozzo sula spianata accanto all'aia, sorrideva ai piccioni domesticiche beccavano i chicchi di orzo e di frumentolasciati cadere a poco a poco dal pugno della manodestra levata in alto; un cane bigio scodinzolava guardandola[23]fisso, col muso in aria, quasi aspettasse anch'essoqualche regalo mangereccio.


Si accorse presto del mio turbamento, e mi sorridevain faccia con aria maliziosa, non osando apertamentecanzonarmi. Richiamava spesso il discorsosul mio ideale, com'ella diceva, e m'interrogava concuriosità, quasi provasse gusto nel delicato tormentoche m'infliggeva.


La signora Emilia si divertiva a salire, a discenderepei mucchi di sabbia sparsi, come tanti tumuletti,lungo la spiaggia; e col braccio mi spingeva acorrere su e giù per quella distesa mobile e gialliccia,deserto in miniatura.


I raggi lunari, rischiarando con luce bianchicciaquella vasta e brulla estensione di sabbia, davanorisalto con le ombre a tutte le disuguaglianze del terreno;e il luogo assumeva così un aspetto strano epauroso, che di giorno nessuno avrebbe immaginato.Le onde del mare, battendo svogliatamente sulla spiaggiapoco discosta, facevano un perfetto contrasto colsilenzio che incombeva dall'altro lato su la solitudinedesolata.


Approdammo all'isoletta dei Porri, largo scoglioquasi piano, sollevato di qualche metro fuori del mareche vi balla attorno spumante. Lo percorremmo inpochi minuti, poi ci sedemmo nel centro, dirimpettoalla spiaggia. La campagna si stendeva laggiù, laggiù,con linee larghe, con mille sfumature di verde, chesi armonizzavano insieme. Lontano, in fondo, dentrouna nuvola di vapori dorati, torreggiavano nel cieloopalino le cupole e i campanili di Spaccaforno infiammatidal sole. Il mare rumoreggiava da ogni lato dell'isolettacon urli e scrosci interrotti. Di tratto intratto vedevamo qua e là sollevarsi gli spruzzi iridatidei cavalloni irrompenti sui fianchi più bassi.


La signora Emilia era troppo esperta della vitada non comprendere quel che avveniva nel mio interno.Se ne compiaceva, si divertiva: veniva, allasua volta, allettata dalla stranezza del caso e dall'amorproprio così fortemente lusingato.


Si alzò dalla seggiola, che aveva fatto recare sullaterrazza, scese i pochi scalini della gradinata, girò sbadatamente[34]per la spianata coperta di erbe selvatichee di stelline gialle e bianche tremolanti sui loro lunghissimisteli, poi si fermò davanti una statuetta greca,che giaceva ancora nel posto dove era stata scavata.


La giumenta andava lentamente; chi badava aspronarla? Ero troppo assorto nei miei pensieri. Avevodispetto di commettere la viltà di quella fuga, e tentavodi trovare in fondo al cuore la dose di fortezzasufficiente a guarentirmi; ma non la trovavo.


Ero vergognoso; non volevo neppure rammentarmid'avere tentato quella fuga. Dalla strada spiavole finestre del villino di Conca di Pietra; erano ancorachiuse. La mia lettera fortunatamente non potevaessere stata scoperta. E davo di sproni alla giumentache scuoteva la testa, costernata dell'insolitotrattamento.


La spiaggia formava un seno scavato nella costa[39]dal continuo rodere dell'onda. Il letto di sassi lisci,arrotondati, e di varii colori, era circondato dallacurva costa all'altezza di due metri; vi si scendevaper una rozza scalinata, che non accusava certamentela mano dell'uomo.


Avrei preferito che quella pigra ondata del mare,morente sui sassi, si fosse a un tratto levata su sdegnosae mi avesse travolto e annegato; avrei preferitoche, mentre ricercavo avidamente la sua boccae la stringevo al mio petto, Paolo fosse comparso all'improvvisosul ciglio della spiaggia e mi avesse fulminatocon una parola, o mi si fosse slanciato addossocon furore di amico e di amante tradito. Niente!L'onda continuava il monotono mormorio; il silenzio[41]meridiano incombeva attorno non turbato nemmenodal ronzio d'un insetto.


Da due giorni la ragione le vacillava. Uno spaventevolesuggerimento le brontolava insistentementenell'orecchio; e non gli aveva dato ascolto per paura,per viltà, quantunque la morte le sembrasse liberazionee anche espiazione. Ma non sapeva, non poteva....Ora sarebbero stati due delitti in uno.... No! No!


Che gentile carezza al viso l'aria fresca della via!Il cielo pallido ancora degli ultimi riflessi del crepuscolo,e lucente e alto fra i tetti nereggianti, con limpidezzaprofonda, come corrispondeva alla mite luce,che le sorrideva nell'animo dal vero cielo della paroladivina! E come si sentiva dolcemente stanca, inquella deliziosa convalescenza dello spirito, che larendeva immemore e maravigliata di poter passarelieta anche lei, tra la gente lieta dei marciapiedi! Eche fretta di trovarsi in casa per abbracciare la bambina!Da due giorni, povera creatura, doveva essereafflitta di vedersi così poco baciata e abbracciata!


Negli ultimi quattro mesi era frequentemente ritornatadal confessore, ogni volta che si era sentitaa estremo di forze. E il marito, lasciandole pienissimalibertà, la canzonava un pochino, senza cattive intenzioni,credente anche lui, quantunque troppo distrattodal rimescolio degli affari.


E voltando il capo, ella rideva a scossettine portandola punta del ventaglio alle labbra, piegandoun po' il busto slanciato; rideva, ma quasi per tentardi distrarsi da riflessioni penose, che le esitavanoancora sul volto.


Quell'uomo fermatosi sotto gli alberi, dopo averliseguiti con lo sguardo lungo il sentiero del prato,era andato a sedersi dirimpetto a loro, divorandoselicon certi occhi sgranati, dal tavolino dove mangiavasolo. Luigia e Renato, a metà di desinare, messisi dibuon umore, gli ridevano quasi in faccia, facendolo[93]arrossire coll'imboccarsi a vicenda pezzetti di fritturadi arrosto, se colui si fermava a guardarli piùbalordamente incantato.


Per istrada, nell'oscurità della notte, mentre iltramway a vapore si allontanava gettando rapidispruzzi di luce rossastra su le siepi e su i campi,essi ridevano ancora del viso sbalordito di quel poveroimbecille allorchè avea visto quel bacio. Poi,nella intimità del ritorno a piedi, stringendo il bracciodi Renato con abbandono, incoraggiata dal buio,ella era tornata a scusarsi:


Infatti, in certi giorni, lo sforzo della poverinaera troppo evidente. Quegli occhi avevano pianto;quel pallore, che il suo solito sorriso non riusciva avelare, raccontava miserie, ch'ella nascondeva pudicamentee alteramente in fondo al cuore.


Ma egli, rimasto a spiarla, l'aveva vista rimanerein casa fino a sera tardi; e il lume s'era spento prestodietro i cristalli della cameretta al secondo piano. Equella sera Renato non aveva avuto voglia di desinareneppur lui, pensando alla poverina che forse era andataa letto senza aver messo niente dentro lo stomaco.


Ah! La povera creatura voleva sdebitarsi a quelmodo. No; lui, invece, lui le doveva gratitudine pertante sensazioni blande, per tanti sentimenti miti, pertante ore deliziose, che gli avevano fatto riposare ilcorpo e lo spirito con ristoro completo. No, poveracreatura! Così era stato troppo delizioso, troppo bello!Perchè guastarlo?


Soffriva, fisicamente, di quella rinuncia, ma nellostesso tempo era lieto del senso di squisita sensibilitàe di elevatezza che gli faceva battere il cuore. Nelsilenzio della via, Luigia intanto piangeva e sorrideva,[103]mentre il petto le si allargava in un gran respiro disollievo.


Le vetrate dei terrazzini che davano su la viamaestra, non s'aprivano mai. In certe ore della giornata,dietro i vetri, fra le tende bianche, si vedevaappena il profilo d'una testa di donna dai capelli neri,ma non si capiva se intenta a leggere o a lavorare;e, accanto, la bimba, seria e malinconica, appannavai vetri col fiato, segnandovi col ditino qualche cosache sùbito scancellava, per ricominciare da capo. Piùtardi, dietro quella finestra sempre chiusa, i vicinidirimpetto, che spiavano curiosi e maligni, vedevanocomparire per un momento la faccia itterica del maritosotto il berretto di velluto nero; e allora mamma efigliuola sparivano, quasi colui avesse avuto pauradi vedersi mangiare dalla luce quella moglie ancoragiovane e bella, che i parenti gli aveano consegnatain mano, superbi della loro figliuola, vestita di biancoe coronata di fiori d'arancio, chiamata a salire cosìin alto. 2ff7e9595c


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